Teatro

Nozze d'argento in Accademia

Nozze d'argento in Accademia

L'Accademia Filarmonica di Verona, attiva fin dal 1543, festeggia i 25 anni della rassegna concertistica "Il settembre dell'Accademia" con otto serate che portano in città le migliori orchestre del mondo. Trionfale la serata con la London Symphony Orchestra diretta da Noseda.

Il quarto di secolo è un traguardo importante, specie se si tratta di un anniversario culturale. Quest’anno la storica Accademia Filarmonica di Verona, attiva fin dal lontano 1543, festeggia i venticinque anni della rassegna concertistica Il settembre dell’Accademia. Otto sono le serate che, dal principio di settembre fino all’inizio d’ottobre, animano la città scaligera e il Teatro Filarmonico. Orchestre, direttori e solisti sono di altissimo livello, reperibili, forse, nei cartelloni delle capitali e, purtroppo, ben raramente in Italia.

Si inizia col botto fin dal concerto inaugurale: sul palco del massimo teatro veronese vi è la London Symphony Orchestra guidata dal proprio direttore ospite principale Gianandrea Noseda. Il crescente interesse rivolto al musicista italiano testimonia la sua lunga attività di ricerca, svolta anche, negli ultimi anni, a Torino, dove cura la programmazione musicale del Teatro Regio, nei più disparati ambiti repertoriali, con particolare predilezione per la seconda parte dell’Ottocento e la prima del Novecento. La compagine esibisce una valida sintonia col podio, frutto di un’attività centenaria con i nomi più illustri: da Hans Richter ed Edward Elgar a Pierre Monteux, Claudio Abbado, Colin Davis e Valerij Gergiev. Il connubio tra le parti offre la base vincente per affrontare un programma impegnativo, con proposte sovente poco considerate nel nostro paese.

Se la quadratura strutturale dell’Ouvertüre dall’Atto I di Die Meistersinger von Nürnberg non lascia ampio spazio alla fervida intraprendenza di Noseda, che sembra scontrarsi con il rigore formale wagneriano, già con la seconda proposta le cose mutano radicalmente. La Mer di Claude Debussy è infatti terreno d’elezione per il direttore italiano. La cullante descrizione del mare si snoda attraverso tre luminosissimi movimenti: De l’aube à midi sur la mer, in cui la scrittura nitida e diurna pervade tutte le sezioni orchestrali, Jeux de vagues, dal caratteristico sapore danzante, e Dialogue du vet et de la mer, efficace descrizione dello scontro tra aria e acqua che si placa nel placido scorrere del tempo. Ad assecondare una lettura attenta e frizzante, per tinte e dettagli, vi è la London che si muove agile e sicura nei meandri dell’impressionismo musicale debussiano.

La seconda parte della serata è interamente occupata da un grande affresco sinfonico novecentesco, la Sinfonia n. 2 in mi minore Op. 27 di Sergej Vasil’evir Rachmaninov. Composto tra la fine del 1906 e i primi mesi del 1907, l’ampio lavoro vede la luce a San Pietroburgo l’8 febbraio dell’anno seguente. Prosternato dall’accoglienza sfavorevole riservata alla prima sinfonia, l’autore cade vittima di una lunga crisi creativa, problema che si ripresenta più volte durante l’intera esistenza. La stesura della seconda è dunque intesa come una forma di riscatto capace di lenire una profonda ferita, acuitasi nel tempo. L’influenza diretta di Caikovskij e Rimskij-Korsakov è udibile negli stilemi dell’intera opera, tanto nell’impronta tonale quanto nell’evoluzione interna costituita dalle trasformazioni di un tema base che imbeve l’intero tessuto sinfonico.

L’eco del tema gregoriano del Dies Irae, già reso celebre da innumerevoli citazioni durante l’Ottocento, percorre i quattro movimenti nei quali, oltre alle caratteristiche desunte dalla scuola russa, sono ben definite le cifre precipue dello stile di Rachmaninov. L’esecuzione veronese esalta la sinfonia in tutta la sua corposa struttura. Noseda legge l’ispirata stesura afferrando la ricchezza di contrasti nei quali si intravvede tutto l’affascinante mondo russo, con la fenomenale vena cantabile rachmaninoviana. Anche in questo caso l’ensemble londinese denota una coesione e un affiatamento tali da assicurare, all’udito e allo sguardo, l’impressione di un gruppo cresciuto nel rispetto dei singoli componenti e con la passione di far musica assieme. I lunghi minuti di applausi sono premiati dall’esecuzione della Danza Russa da Lo schiaccianoci di Cajkovskij.